2016, per il rilancio del Paese contiamo su noi stessi
La timida crescita dell'economia nel 2015 non fa scendere i tassi di disoccupazione, né migliora le condizioni economiche del Mezzogiorno, dove il PIL pro-capite è la metà di quello del Nord Italia.
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Il 2015 ha visto l'approvazione di tutti i programmi operativi da cui dipende la spesa dei fondi strutturali nel 2014-2020. L'ultima Regione è stata la Campania, dove si registrano anche forti ritardi nell'impiego delle risorse del precedente settennato, come peraltro avviene nelle altre Regioni del Sud Italia.
A primavera sapremo se e quanti fondi dovremo restituire all'Ue. Qualora si trattasse di risorse ingenti, pari a qualche miliardo di euro, come purtroppo si teme, qualcuno dovrebbe assumersi le responsabilità della mancata spesa di questi soldi. E pagarne i danni.
Perdere anche solo qualche milione di euro (33), come è già successo per il Programma Attrattori Culturali, non è un forse un reato contro la res publica? Figuriamoci se dovesse trattarsi di restituire a Bruxelles qualche miliardo.
Il problema della governance di questi fondi è stato affrontato dall'ex ministro Fabrizio Barca, con la creazione di un'Agenzia della Coesione; l'ex ministro Carlo Trigilia, che lo ha succeduto, in una recente intervista al Corriere della Sera rilevava che è ancora lontano dall'essere risolto.
Nella programmazione 2014-2020 ci sono più di 100 miliardi di euro a disposizione, contando anche le risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione. Risorse che a quanto pare non meritano un ministro per la Coesione e neppure un ministro per gli Affari regionali.
La gestione di questi fondi è affidata a Ministeri e Regioni, quest'ultime spesso governate da politici che non conoscono neanche i principi basilari di spesa dei fondi strutturali europei.
L'Agenzia della Coesione si avvia finalmente alla fase operativa, con un ruolo di supporto tecnico ma anche di (ri)programmazione che rischia di sovrapporsi con quello del Dipartimento delle Politiche di Sviluppo. Insieme a questi enti si muove anche la Commissione europea con le sue task force di supporto. Nei fatti, però, trascorsi due anni dall'inizio della nuova programmazione dei fondi Ue, sul fronte della gestione della spesa non sembra ci siano concrete novità.
E ancora non siamo entrati nel merito di come questi soldi vengono impiegati. L'augurio è che il performance framework, voluto dalla Commissione europea per misurare l'efficacia dei programmi, e il portale OpenCoesione, voluto da Barca per assicurare trasparenza sulla spesa dei fondi strutturali, siano strumenti sufficienti a migliorare lo stato delle cose.
Il quadro non migliora di molto se si guarda ai fondi a gestione diretta: dopo aver avviato nei tempi il nuovo programma Ue per la ricerca e l'innovazione, la Commissione ha pubblicato le statistiche dei primi 100 bandi Horizon 2020. I risultati per l'Italia non sono esaltanti. Ci sono dei miglioramenti verso la fine dell'anno, soprattutto con lo Strumento per le Pmi, ma a fronte di un numero di domande presentate superiore ai livelli degli altri Paesi europei la percentuale di successo italiana risulta modesta.
Ulteriori opportunità verranno nel 2016 anche dalla piena operatività del Piano Juncker, grazie al quale dovrebbero ripartire gli investimenti in Europa e in Italia, dove è stata prevista una piattaforma Cassa Depositi e Prestiti-SACE.
Passando al resto del mondo, le banche multilaterali di sviluppo continuano a finanziare progetti per la crescita dei paesi emergenti. Il settore del Global Development è stato recentemente stimato in 200 miliardi di dollari e, nei fatti, costituisce un'importante opportunità di business per chi vuole internazionalizzare. Le risorse vengono impiegate attraverso gare e appalti a cui tutte le imprese possono partecipare.
Anche qui la spesa dei fondi non è esente da critiche. Fondamentale sarebbe coordinare meglio l'impiego delle risorse con la politica estera delle grandi potenze per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, che altrimenti si riversano nei paesi occidentali con le ben note tragedie collegati ai flussi di immigrati, profughi e rifugiati.
E veniamo quindi ai buoni propositi di inizio anno.
Con FASI.biz continueremo a informarvi sulle opportunità di finanziamento e sulle strategie di sviluppo, come facciamo ormai dal 2007.
In più, cercheremo di monitorare le caratteristiche dei bandi che verranno pubblicati e di segnalare a chi li emana i problemi da affrontare. Per farlo bene avremo bisogno del vostro aiuto, soprattutto delle vostre segnalazioni e dei vostri commenti.
Con i nostri corsi di formazione continueremo a supportarvi per migliorare la qualità dei vostri progetti e offrirvi maggiori probabilità di accesso ai finanziamenti.
Organizzeremo poi più eventi, sia per illustrare cosa succede nel mondo dei finanziamenti per lo sviluppo, sia per aumentare la trasparenza nell'allocazione delle risorse. I fondi devono andare a progetti in grado di soddisfare reali esigenze dei territori. Ci auguriamo sia finito il tempo della loro distribuzione in base a mere logiche elettorali.
Infine, ai nostri lettori l'invito a non scoraggiarsi, a imitare chi è stato più bravo, a unirsi - cittadini, imprenditori e associazioni - per forzare il cambiamento e per chiedere che riforme, programmi e bandi garantiscano davvero, in modo serio e onesto, la crescita del nostro Paese.
Vediamo insomma di contare su noi stessi, per smuovere la politica, lavorare bene e rilanciare l'economia. Se saremo numerosi, ci riusciremo.
Buon Anno!
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